17/04/2019 - (ap)punti di una seduta di Laurea Magistrale in Storia dell'Arte,
tre settimane dopo perché ce ne vuole a riprendersi da mesi e anni di stress non-stop.
Zoom sui colori dell'alba in cielo dopo un piccolo lacrimoso attacco di panico in una cucina non mia.
Io e L che cantiamo a pieni polmoni My Heart Will Go On mentre lei mi fa i capelli.
Uscire di casa da sola con la tesi in mano per raggiungere la macchina piena di tutti gli uomini della mia vita.
L'aula quasi vuota.
La calma improvvisa e impensabile, arrivata insieme al desiderio di volermi godere tutto tutto. Anche le imperfezioni che non uccidono davvero.
L'aula che si riempie impercettibilmente.
La tredicesima il diciassette.
Centodieci.
Io che non avevo mai ancora visto mio padre piangere.
La felicità di scoprire delle rose rosse sulla coroncina d'alloro.
Lo sfondo arancione nelle foto.
Fiori da Torino con un biglietto dalla mia infanzia.
I ritratti ufficiali.
Un dopocena in strada.
Di nuovo riuniti dopo tanto tempo. Di nuovo a rendermi conto che non passeremo mai, qualunque cosa essa significhi davvero.
Le canzoni sconce alla chitarra, cantate nel piazzale sotto la mia prima casa da fuori sede.
La nostra panchina piena di bottiglie a guidare assurde gare di free-style che mi hanno vista più volte pericolosamente a terra.
Il bene e la gratitudine immensi per ognuno di loro.
Il lungo, liberatorio, nostalgico forte pianto incontrollabile seduta a terra da qualche parte in mezzo alle luci quando verso le due di notte ho realizzato che tutto era finito.
Ce l'ho fatta.