venerdì 24 maggio 2019

FLEABAG

Le famiglie disfunzionali esistono ovunque: oggi mi ha colpito in pieno questa consapevolezza mentre guardavo Fleabag. Rendermi conto di una cosa tanto banale mi ha dato un accenno di serenità in più che mi mancava. Le famiglie disfunzionali esistono ovunque, altri lo sanno nascondere bene, altri non riescono a nascondere l'evidenza. Fleabag è improntato su questo concetto ma anche sul convivere con una solitudine immensa che le urla e le scenate non riescono a riempire mai, non sembra avere origini e vive con te nelle giornate apatiche della tua vita mettendo piano piano le sue radici insieme ai sensi di colpa e soprattutto alla nostalgia, quest'ultima probabilmente tra le cause della sopracitata solitudine che nessuno si sa mai spiegare. Bramare un contatto fisico, convivere col terrore di svegliarsi ogni giorno da soli. Innamorarsi di qualcuno che finalmente ci ama nel modo in cui pensiamo di meritare, qualcuno che nota le nostre momentanee assenze fuori dal mondo ed è disposto ad avventurarvisi insieme a noi. Ma il tempo non è mai buono o clemente, essere innamorati al posto giusto nel momento giusto è una fortuna che può capitare pochissime volte nella vita.
Di tutto questo calderone di tentativi per stare al mondo, rimane a galla nient'altro che la cara immortale speranza. Anche quando non vorremmo in realtà ci proviamo sempre, un respiro dopo l'altro.

Io vivo per chi scrive delle sceneggiature da Dio e le interpreta pure da sé: per me è la forma più alta di talento e tentare di raggiungere almeno un centesimo l'onestà di chi riesce a farlo così bene è il sogno primo della mia vita.




Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, con Andrew Scott. Seconda stagione. 


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