mercoledì 6 febbraio 2019

UNA SERA

Il 30 gennaio 2019 ho passato l'ultimo, il più tranquillo, esame universitario della mia vita. Nella maniera più eccezionale possibile.
Ho finito per sempre gli esami ed è da una settimana che cerco di metabolizzare, soprattutto la sospettosa assenza dei sensi di colpa quando mi faccio certe dormite. Sospettosa assenza che ritorna, infatti, alla prima occasione possibile. Come me l'ha rovinata la vita, l'università. Lo dico sempre, ma sorrido ogni volta. Giuro. Adesso quando mi chiedono "e ora?", rispondo piuttosto drammaticamente che ora sono davvero scaraventata da sola nel mondo. E che non vedo l'ora, ma questo non lo dico.
Da quando ho superato l'ultimo esame della mia vita, una settimana fa, sono giunta davanti alla consapevolezza che ho cercato spesso di ricacciare indietro nella mia mente, in questi anni. Cioè che mo' so cazzi. Mo' so cazzi mettere in parole tutto quello che ho vissuto, mentre mi costruivo una cultura per imparare a muovermi nel mondo. Anche se questo l'ho capito davvero verso la fine: che lo studio m'è servito per imparare a vivere. E' impossibile, sarà impossibile, parlarne a comando e dire tutto: è stato troppo grande e inaspettato, da poter metabolizzare da qui a qualche anno.
Ho scritto da qualche parte che le parole arriveranno, all'improvviso, una sera.
Sono qui che le aspetto, da qualche parte nel futuro.


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